Quando ci si avvicina ad un libro come questo, che ha vinto il Pulitzer, il Bancarella e il Mondello, che ha una media di quattro stelle su aNobii e di cui tutti parlano bene, se non benissimo, le aspettative sono alte. E, di solito, io parto prevenuta e diffido. In questo caso diffidavo al punto che non ho voluto conoscere Elizabeth Strout leggendo questo come primo libro, ma ho iniziato con Amy e Isabelle.
E quanto ho amato quelle due donne!
E quanto ho amato la Strout che racconta di loro!
Poi c’è stata la mini serie su Olive e, in mezzo alle puntate, c’era Elisa che continuava a dirmi “Devi leggere il romanzo però, non puoi amare solo la Olive della serie tv, anche perché è una Olive completamente diversa.”
E partiamo proprio dalla serie tv: io l’ho trovata geniale, sarcastica al punto giusto, dissacrante e divertente.
La Olive della televisione è semplicemente la quintessenza della Olive del romanzo.
Ho visto un’intervista in cui l’autrice del libro ha dichiarato di aver pensato “Mio Dio, cos’hanno fatto!” quando vide l’inizio del telefilm, per poi arrivare alla fine con le lacrime agli occhi e mille complimenti per Francis McDormand, Lisa Cholodenko e Jane Anderson.
Tornando al romanzo, invece, la forza narrativa di questa autrice mi era già ben chiara durante e dopo la lettura del suo primo libro e, qui, si riconferma a pieni voti: il personaggio di Olive Kitteridge è perfetto sotto ogni punto di vista.
Tu leggi di questa donna piena di difetti senza trovarle nemmeno un difetto.
E’ portentoso!
L’unica cosa che pensi è che se ci fossero più Olive Kitteridge, il mondo sarebbe migliore ma anche peggiore.
Capite cosa voglio dire?
Antitesi: questa donna è un’antitesi. Il suo modo di essere è un’antitesi.
Olive è il bene perché non esiste in lei alcuna traccia di ipocrisia, ma Olive è anche il male perché la sua bocca non ha un filtro e dice tutto quello che le passa per la mente.
E come lo dice!
Avete presente l’espressione “vorrei proprio togliermi quel sassolino dalla scarpa”? Ecco, la Kitteridge di sassolini non ne ha nemmeno uno, non li lascia accumulare per nulla.
«Allora, consolatore di vedove, come sta?» chiese Olive al buio, dal letto.
«Sta lottando».
«Come tutti noi».
Quanta rudezza c’è nelle parole di questa donna?
Quanta poca compassione verso una ragazza fragile che viveva aggrappata al marito come l’edera su un muro e che, adesso, l’ha perso a causa di uno stupido incidente di caccia?
Eppure, allo stesso tempo, quanta verità c’è nell’ultima frase di questo dialogo?
Lo so io lo sapete voi lo sa la Kitteridge che quello che ci vuole in momenti come questo sono la compassione, la pietà e l’empatia verso chi soffre, però lei tutto questo lo lascia al marito Henry e si limita a dar voce a quella parte che c’è in tutti noi e che, per convenzione sociale e non, zittiamo nove volte su dieci.
Un’altra caratteristica di questa autrice, caratteristica a mio avviso formidabile, è il modo in cui dà luce ai personaggi secondari delle storie che racconta: leggendo di Henry Kitteridge, di Christopher, Denise, Angela e di tutti gli altri abitandi di Crosby, Maine, li senti protagonisti tanto quanto la donna-antitesi che dà il titolo al romanzo.
E’ una cosa meravigliosa, questa, che avevo già notato in Amy e Isabelle e che qui si ripresenta ancora con più forza.
Ti senti totalmente avvolto dalla teoria di persone che riempie queste pagine; ti senti parte di questa cittadina del Maine, osservatore attento, vicino spione e pettegolo che scosta la tenda, abbassa il finestrino allo stop, guarda da dietro gli occhiali da sole per vedere senza essere visto.
E’ quasi pornografico il modo in cui ti ritrovi ad osservare le vite di tutte le persone che abitano le pagine dei libri di Elizabeth Strout.
Adesso non mi resta che abbandonarmi alla lettura de I ragazzi Burgess e Resta con me e poi iniziare a sperare che questa autrice scriva presto il suo prossimo libro e continui a scrivere vita natural durante.
Olive Kitteridge, Fazi Editore, 381 pagine, tradotto da Silvia Castoldi
Meraviglia! Devo leggerlo assolutamente allora! Grazie del consiglio Francy 😉
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E’ un piacere cara Ale, soprattutto se sono libri belli 🙂
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E’ già prenotato i biblioteca e mi arriverà a breve e peccato che non riesca a vedere la miniserie, ma mi hai incuriosito anche per gli altri romanzi dell’autrice grazie!
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Al di là del successo (meritatissimo) che ha avuto questo libro, io trovo che la Strout sia davvero una grande scrittrice e tutti i suoi libri meritano di essere letti.
Verrò poi a leggere la tua recensione 😉
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In wish list da troppo tempo! Mi hai convinta 🙂
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Brava! 😀
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Hai espresso espresso esattemente il mio pensiero su questo capolavoro.
Beata tu che SAI scrivere!
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Addirittura! Grazie mille, arrossisco :*
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L’ha ribloggato su il caffè colto.
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Un libro bellissimo che non si dimentica! I ragazzi Burgess ti piacerà, ne sono certa, ma come questo ce ne sono pochi! ♡ una recensione ad opera d’arte! Brava!
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Bellissima recensione.
Letto il libro un paio d’anni fa e visto la serie, devo dire di aver amato molto di più il libro, perché la prima puntata non ha secondo me un buon ritmo, non rende bene l’idea, non so come dire. Per fortuna le altre tre puntate recuperano bene.
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